Incredibile esempio di adattamento alle condizioni climatiche più disparate, la ROSA DI GERICO ha la capacità di avvolgersi su stessa quando le viene a mancare le condizioni minime per la sua sopravvivenza.
In pratica, in condizioni di grande siccità, la pianta si chiude perdendo tutto il contenuto d’acqua, diventa un fuscello secco, anche nel colore, che, spinto dal vento, vaga per il deserto fino alla prossima pioggia o finchè non trova un corso d’acqua. A questo punto la pianta si riapre, mostrando al suo interno delle foglie di un bel colore verde, riprendendo così il cilco vegetativo, fino alla prossima siccità…
Appartiene al genere ANASTATICA (non a caso… ‘resurrezione’ dal greco), specie delle hierochuntica, la famiglia delle Crucifere, originaria del Nord Africa,Asia Minore, Arabia, Algeri.
Fu scoperta da VON GERICHO, da cui il nome.
Ma forse proprio il nome dello scopritore ha fatto nascere la leggenda della rosa di Gerico, la trascriviamo così come si legge sul foglio allegato alla confezione in vendita.
Un’antica leggenda racconta che fuggendo Giuseppe e Maria con il bambin Gesù dalla strage degli innocenti decretata da Erode, fecero una sosta per riposare mentre attraversavano le pianure di Gerico e toccando terra la Madonna, nello scendere dall’asino con il Divino Figlio in braccio, una pianta a forma di verde rosa sorse ai suoi piedi per salutare il Salvatore: era la Rosa di Gerico.
Più tardi, quando Gesù si ritirava a pregare nel deserto, la Rosa lo inseguiva rotolando spinta dal vento. La notte la pianta si fermava accanto ai piedi del Redentore e all’alba lo dissetava con le gocce di rugiada che per Lui intrappolava nelle foglie verdi e lucenti. Commosso dall’umile offerta, Gesù la benedisse.
Durante l’intera vita del Nazareno, La Rosa di Gerico continuò a vagare fresca e verde in terre di Galilea, dell’Egitto e dell’Arabia, ma quando il Signore spirò sul Golgota tutte le piante morirono insieme a Lui e insieme a Lui ritornarono alla vita tre giorni dopo. Da allora, in ricordo della Passione del Cristo, la Rosa muore e rinasce periodicamente; venne così chiamata il Fiore della Resurrezione e cominciò a prodigare il suo benefico influsso su tutti quelli che sanno coltivarla e curarla con amore.
La Rosa di Gerico è considerata da tempi remoti e da popoli diversi l’unico talismano vivente. La pianta, nonostante il suo nome, non è oriunda di Gerico. Nel secondo millennio a. C. i ricchi mercanti di quella città la portavano da luoghi lontani come prezioso talismano affinchè il suo influsso proteggesse le loro case, le loro botteghe, loro stessi e la famiglia da qualsiasi sventura e tenesse lontani dalle mura della città nemici e carestie.
Oggi si ritiene ancora che chi coltiva con amore una Rosa di Gerico attira su di sè l’amore, la salute, la pace e l’armonia con se stesso e con il mondo. Inoltre se, grazie alle cure che le vengono prodigate, la Rosa compie regolarmente il suo ciclo di morte e rinascita, il suo possessore otterrà, in cambio delle sue premure, creatività e abilità nel lavoro e buona fortuna negli affari.
Va tenuta in un piatto fondo con mezzo cm d’acqua, periodicamente controllare che la rosa abbia l’acqua a sufficienza per bagnare le radici per favorirne la massima fioritura. La si lascia così per 15/20 giorni o la si può tenere secca per lungo tempo: seguendo questo ciclo di apertura e chiusura la rosa durerà per sempre. Ad ogni ciclo umido nel quale la pianta torna a vegetare si avrà un accrescimento della felce.